Del Dottor Medico

Natano Albineo

 

O Giano Cusino, mi son proposto, per svago, scrivere, in un breve ed amichevole carme tutti misteri della natura e dell'arte, e, traendoti fuori dalla profonda notte, condurti alla luce meridiana del Sole.

Orsu' dunque, con l'animo ad ogni singola cosa intento, prudentemente ricava dai facili gli astrusi concetti.

Riempiva nel principio il vuoto spazio del mondo torpida massa, priva di moto, di forma e di calore; e da per ogni dove, su tutto l'orbe, incombevano tenebre profonde.

Di qui, all'onnipotente cenno del Creatore, balzaron fuori la limpida luce, che sorti' il posto supremo, il risplendente spazio del cielo, l'ondoso mare e la pesantissima mole della terra; cosi' fu al Caos imposto di trasformarsi in mondo.

Allora, senza interruzione, la terra, impregnata di tutti gli altri elementi, sopra e sotto il suolo, produsse pei nostri usi innumerevoli specie di cose, variamente differenti tra loro.

Di qui il nereggiante piombo e l'argento nitido di lunare bianchezza: di qui il duro ferro, il rosseggiante rame, i metalli affini, e di qui finalmente il fulgido oro trasse sue origini.

Dappoiche' qualunque corpo venga concepito nell'umido seno dell'alma terra, esce dal santo seme della luce e dal mezzo dello sperma del rarefatto cielo, fusi nei fecondi mestrui della mobile acqua.

Primieramente i metalli furono distinti per specie e per grado, e tra essi l'oro e' il piu' importante ed il fine supremo. Difetta solo in questo che, nelle miniere, non si mostra riproducentesi a fior di terra, ma eternamente sterile intorpidisce nei profondi recessi, fino a che la mano dell'artefice esperta nell’opera soave, depuratolo dalla materia densa, non estragga il metallo vegetale dagli strati intermedi, sino allora non degni del nome di oro, e non lo renda di per se' fecondo nei ricchi usi.

Ora e' d'uopo che tu sappia che natura sottomette tutto l'orbe a quelle leggi, secondo le quali essa stessa fu creata: sicche' i primordi delle cose restano nascosti nelle tenebre e giacciono in grave torpore immersi, prima che qualunque di esse incominci ad essere nel mondo reale.

Sappi eziandio che gli elementi sono sottoposti all'arte, non dovendosi altre cose generare, se non quelle che natura nella creazione inseri' nei feti; e che non si acquista la liberta' di metterne fuori altre, se prima non sara' avvenuta la putrefazione del primo composto.

Ricorda poscia che ogni cosa dopo morte rinasce di gran lunga migliore; da se' stessi distaccatisi i principi e purificatisi, ritornando di nuovo in se stessi piu' nobilmente, non vi sono che gli animi costanti e le menti sagaci, cui, con continuo e forte tenor di stadio, e' concesso penetrar gli arcani recessi dell'occulto vero, che si diano a quest'opera; la quale per lungo tempo, intrapresa con umile principio, per varie vicende e fatiche, si conduce infine alla massima perfezione.

Imperocche' tutto quello che madre natura fa nascere, fa anche crescere con certa e costante legge, di tempo.

Dal momento che il seme fu racchiuso nel grembo materno, non vedi che son richiesti sette o nove mesi, dopo i quali solamente nasce vitale il bambino? Non, vi e', a parer mio, esempio piu' adatto di questo ora citato.

Che nessuno, inoltre, s'immischi dell'arte nostra, senza prima essere stato edotto dall'esperienza a quali gradi a poco a poco si producano la luce ed il calore: donde di pari passo segue la produzione durante gli anni.

Dopo che dunque da uno avrai fatto tre, acciocche' da tre tu possa formare nuovamente l'uno, imita la natura nell'atto che crea, e per simili gradi applica il calore che vi hai posto sotto, fino a che, con fine accorgimento, non avrai ravvisata la serie dei colori, che in fine si riducono ai colori fissi del bianco o rosso.

Questo e' piu' che sufficiente; perche' non rivelare ancora il segreto dei pesi? I principi sono tre, ed i metalli sette nel soggetto nostro: primo si innalza lo spirito sublime, che poscia, attira l'anima dal corpo fisso e con ali leggiere la trasporta per gli spazi: e dei tre sono solamente due, ed uno e dieci: dai quali emergono in ordin lungo sette fratelli.

Dunque non appena, con studio costante e lungo uso, avrai appreso i movimenti e le leggi della maestra natura, non frapporre alcun indugio, sottometti ai lavori dell'arte la forza del non sperimentato fuoco, miniera del ricchissimo oro, nella quale sia insita integra la scintilla della vita latente, e che, piu' copiosamente che ristretta cavita', i celesti doni avra' messi fuori. Di qui lo zolfo vivo, risplendente di lucida chiarezza, sotto gli auspici di Saturno e con sagace arte, estrai; e nitido nel lucente mercurio immergilo, e questo composto in terso cristallo riponi.

Indi sottoporrai questo a fuoco lento dall'esterno, man mano che il languente fuoco interno lo richiedera'; il quale anzitutto esige di esser tenuto caldo con un altro fuoco simile, e come ingrandisce abbisogna di esca sempre maggiore; vedrai d'un tratto, meraviglioso a dirsi, nel caos primitivo ritornar nuovamente ogni cosa e nelle tenebre silenziose, e farsi oscura notte.

Tu non perderti d'animo; poiche' dopo le tenebre, la splendida luce riunira' le parti dappertutto disperse e richiamera' a nuova origine il mondo riordinato.

Allora anche l'angusta terra, fatta piu' pura, accogliera' nelle sue visceri la celeste rugiada per crear le miniere senza impurita'; nelle quali non l'argento cresca, ma i semi dell'argento, ed invece di oro l'aurifera terra produca gli aurei germi.

Pur nondimeno non e' questa la fine delle operazioni, non questa la meta delle fatiche ; poiche' se tenterai, con la polvere di proiezione, trasformare in argento ovvero in oro gl'impuri metalli, avrai, come suol avvenire, delusa tutta l'opera in vana speranza.

Dunque anzitutto abbi cura di riunire le pietre coi metalli fissi, per mezzo dei mercuri; accio', riscaldando insieme quei tre in un sol composto a fuoco continuo, tu riesca ad ottener finalmente i frutti desiati.

O dolci frutti, posti alla vetta del monte; ai quali conduce, per andirivieni labirintei, un sentiero raramente battuto!

Il monte e' altissimo, con sassi dirupati da ogni lato: la sua radice nell’occulto s'inabissa nel tenebroso Tartaro, la vetta trionfa alla gloria del sole, in mezzo splende la luna dalle argentee corna.

Questi sono i colori che ogni cosa dominano nell'arte, e, quasi guidandolo per mano, conducono l'artefice d'una in un'altra, nello stesso ordine percorrendo qualunque opera d'arte.

Se tutto cio' non basta, aggiungi quel che meglio brami: prendi infine quelle cose che nascoste nel verde smeraldo, molto tempo fa, a tradursi dai tardi nepoti, pose Ermete Trismegisto, interprete dell'arcana Sofia.

Benche' tu osservi che il corpo pesante giace nell'imo fondo, mentre i gas leggieri vagano per l'immenso vuoto, derivano nondimeno a questi e quello dall'Uno; nondimeno tutto e' per natura uno, qualunque sia e per quanto anche si mova in luogo differente.

Non diversamente avviene di quanto appare da per ogni dove nel cielo, e di quanto sotto il cielo giace sulla terra o nel mare; tutto fu da unica massa per divina potenza generato. Questa cosa unica ebbe per genitori il sole e la luna, fu portata nell'utero dall'aria, fu allevata dalla terra; e se, con costante lavoro dell'artefice, e' trasformata in terra, prosperando per virtu' perfetta, compie miracoli.

Decomponi il composto della natura, e, con grande acume, a poco a poco disgiungi gli elementi in mirabil modo congiunti. Sale con ali leggiere nell'alto, e frattanto attinge alte forze dal cielo; indi ricade al suolo e retrocede nell'immenso vuoto, e frattanto attinge le basse forze dalla terra.

Di qui ha sua origine la gloria che sovra tutto eccelle; che scaccia i morbi vaganti in tutto il corpo, la dura poverta' e la fallace ignoranza delle cose.

Sta sano, o Giano, e fa lieto viso al mio carme, nel quale si nasconde l'aurea arte, adombrata da leggieri veli. Certo a chi e' veramente vigile e' destinato quell'aureo anello, mollemente turgido pel verdeggiante incastonato smeraldo, che la scorsa notte, illuso dalla grata imagine del sogno presago, sognasti ti venisse donato.

 

Enigma di Natano Albineo

Bambino ebbi nel sacro battesimo il nome, che espresso con tre lettere greche, di cui la prima e' Nu [N corrisponde numericamente a 5 x 10 = 50], la seconda Alfa [A corrisponde numericamente a 1], e la terza q [q corrisponde numericamente a 7] , fornisce tre segni ed altrettanti arcani dei sapienti; poiche' anzitutto nelle prime, che sembrano essere deficienti, ti basta l'equipotenza ovvero supplisce la proporzione. Se hai dubbi, queste nozioni geometriche te le insegneranno i libri primo e sesto della sintassi del veridico Euclide. Che anzi quel nome gentile, che deriva dal prenome, segna la stessa arte con numero maggiore; poiche' se uno precede ventiquattro, e ne succede un altro, la cosa diventa piu' preziosa dell'oro, dove tre luci, all'artefice pratico di cabala e di magia, mostrano i movimenti ed i passi della natura.

N. A. q Ecco la soluzione.