L'argomento, del primo sogno viene compendiato dallo stesso autore in questi versi:

Frenetiche pazzie vane chimere

Sogno d'un ebbro pensier falsi e tristi,

Ladre intenzion, lontane dal dovere

Son speranze fallaci d'Alchimisti:

Gettar il proprio, per dover

Con disegno di far de ricchi acquisti

Fa che i meschini insieme tutti uniti

Son dimostrati pazzi falliti.

Egli espone di essersi addormentato cullandosi nel desiderio di conoscere la sapienza vera imitatrice di natura, quando gli appare «una bellissima donzella di bianchi e preziosi panni vestita» la quale da lui interpellata sul suo nome così rispose:

«Per ora non lo saprai: perchè quantunque sia da molti ricercata, pare però che odioso sia il nome mio. Ma ben saprai che io son di tat fortuna condotta che con quelli ch'io habito sono odiata, maledetta e vituperata e da chi non mi conosce ricercata e bramata, ma tristo veramente è colui, che in me spera; se prima non è ammaestrato di quanto si estendono i termini delle operazioni mie. Però che di subito resta talmente accecato, che più non conoscendomi va a modo di stordito vagando con la sorella mia bastarda ch'è quasi a me simile, ma con parole più intelligenti, e lusinghevoli. E poi soggiunse: Che vai con tanta ansietà ricercando? Alla quale io risposi: Solo conoscer te con i tuoi rari e soppremi magisteri; et ella: il desiderio tuo è molto grande; ma sappi che io per dimostrarmi a rarissimi son da molti notata fantasma, sogno, visione, pazzia e frenesia e così vengo esser dottata di tanti nomi e epiteti, che di tanto non trattò il 'restore nell'opra sua. Di questo è stata potentissima cagione la mia trista sorella, perciocché con le sue chimere, favole coloramenti e false proferte, va promettendo più in detti che attendendo in fatti. Hor più oltre saprai che chi non conosce me, meno conosce il magisterio mio precioso e mirabile, il quale dal sommo lddio, è dato e da esso tolto però dicesi: Deus cui vult - largitur et subtrahit. Si che se tu desideri conoscermi, con vedere il grande paese del magisterio mio solo noto ai figliuoli miei, ti con-viene seguirmi per questa lunga via, ove intiniti altri vanno».

Avviatasi la Donzella, egli la segue, ma la perde di vista, per cui continua incerto l'ulteriore cammino fin quando incontra un'altra bellissima Donzella (la preannunziata sorella «guarnita d'aia abito del quale conoscer non si potea il suo determinato colore, con aspetto non men dell'altra bello, ma con più amorevole invito e di tale lusinghevole e feminile decoro che avrebbe invaghito gli uomini più sommi » ivi nominati.

Percorrendo il regno di questa Donzella, ove trovava diletto una moltitudine di gente: «Re, Duchi, Marchesi, Principi, Conti, Cavalieri, Signori e Magnati di ogni qualità così uomini come donne», arriva a convincersi d'aver sbagliato strada. E ciò dopo esser giunto ad un laghetto nel cui mezzo sorgeva un Mercurio, che non parera affatto quello del Divino Hermete senza piedi, senza mani e senza genitali, circondato da iufinite canne che mosse da un venticello davano un suono come se dicessero: Quo VIATOR ITER TU AVARITIA DEMENS? e dopo aver visto nel mezzo di un'ampia piazza un asino appoggiato ad un'alta cornucopia pieno di fiori e frutti, che suonando un zufolo faceva danzare intorno degli scimmiotti .. .

PARLA IL CONTE DI TREVES

Deciso ad uscire di quel luogo, torna indietro e negl'incerti passi; gliriesce d'incontrare un gentiluomo che si manifesta per Bernardo di Treves, Conte della Marca Trevisana, il quale compiacentemente diviene suo Maestro e donna, incominciando dal narrargli di operazioni errate e veritiere da lui compiute e dal raccontargli nel modo interessante che segue l'origine dell'Arte maggiore.

«Il primo inventore di quest'arte, così come si legge nei libri dei fatti memorabili e nei libri dei gesti antichi e nel libro imperiale, e nell'esposizione del Claveno sopra la Bibbia, e in altri libri fu Mercurio Trimegisto detto Hermes il triplice; perch'egli sapeva la triplice filosofla naturale, cioè minerale, vegetabile e animale, e perchè dapoi il diluvio egli fu il primo inventore, però noi lo chiamiamo padre, come nel libro della turba da tutti è stato detto. Perilchè chiunque avrà questa scientia dopo lui esso sarà chiamato suo figliuolo. Quest'Hermes fu quello ch'è scritto nella Bibia che dapoi il diluvio entrò nella valle d'Ebron, dov'egli trovò sette tavole di, pietra di marmore, e in ciascuna delle sette tavole era impressa una delle sette arti lìberali nel principio. E forono sculpite queste tavole avanti il diluvio dalli Savii ch'erano all'hora. Perchè essi sapevano eh'il diluvio doveva venire sopra tutta la terra, e ogni cosa doveva perire. Et a fine che l'arti non si perdessero essi le scolpirono in queste pietre marmoree. Quest'Hermes solamente trovò le dette tavole che sono il fondamento di tutte l'arati, e scentie. Quest'Hermes fu avanti che Dio desse le tavole della legge a Moise, e così si può intendere che quest'arte era "avanti che Moise havesse la legge antica; ma in quel tempo furono molti che la sapevano. Dice Aros nel suo libro, qual'è scritto al Re di Neffiglie che al tempo della donation della legge antica, com'è scritto in Ezechiel e Daniel Profeta, e nel libro di Giosefo: questa scienza fu donata e revelata al alcuni dei figliuoli d'Israël, a decorar'e far perfetta l'opera del tempio, e l'arca del vecchio testamento. E così questa scientia è stata donata da Dio ad alcuni com'ho detto, e gli altri l'hanno trovata per natura senza revelatione, ne libro alcuno, ne isperientia, come la Phitonessa, Rebecca, Salomone, Philippo maceedonico, et Ambidaxar; ma come si può trovare Hermes doppò il diluvio ne fu il primo inventore et esperimentatore di questa scientia, e trovò le dette tavole nella valle d'Ebron dove Adamo fu messo quando egli uscì del Paradiso terrestre. E dopo Hermes da se medesima ella è venuta ad infiniti altri. E detto Hermes ne fece un libro il quale incomincia così. Egli è veramente cosa certissima e senza bugia che l'alto è della natura del basso, e l'ascendente del discendente: congiongeteli per una via e per una disposizione. Il Sole è il padre e la Luna bianca sua madre, et il fuoco il governatore. Fate il grosso sottile, el il sottile grosso, et così haverete la gratia di Dio, et il vostro disio. Guardate quello elie dice Hermes che giamai questo libro non ha detto altra cosa meglio ove quanto alla scientia, e breve; ma son gran cose in esso: vi futon poste poche parole nondimeno vi è gran senso perchè tutta l'arte vi è.Il Re Calid l'hebbe Moriano, Bendegid suo minor figliuolo, Aristotile, Platone, Pitagora ch'è chiamato primo capo dei filosofi che fu discipulo d'Hermes e fece una ricoletta di filosofi la quale molti chiamano il vero libro it codice della verità, over Turba philosoforum, perchè la verità vi è senza alcuna super, ò diminutione, bench'ella aia scura alli lettori. Alessandro Magno l'hebbe che fu Re delta Macedonia. e discipulo d'Aristotile: et Avicenna che ne parla tanto bene, e Galeno et Hippocrate, et in Arabia questa scientia è stata conosciuta da molti, come dal Alis ch'era eccellentissimo Astrologo, et esso la insegnò a Moriano, e Moriano a Calid, Re d'Arabia. Et Aros l'hebbe e l'insegnò a Mesedo suo fratello, e Saturno Amisabel, et Serapione, e sua sorella Mandera, Geber, et infiniti l'han havuta in Arabia et han fatto molti libri sotto parole metaforiche e sotto figure in tal maniera che í loro libri non si possono intendere, eccetto che dalli figliuoli di quest'arte. Talmente che io vi dico veramente che i discepoli per i lor libri sono più per di sviarsi che per diricciarsi alla dritta via: perchè più tosto la occultano et oscurano per i lor libri che non la rivelano. Anchora molti in Francia l'han havuta come Scotto dottor Suttilissimo, maestro Arnaldo di Villanova, Raimondo Lullo, maestro Giovanni di Moon, Martino hortolano, il Veridico, et una moltitudine di altri l'han havuta. Io vedendo per i libri tante di-visioni e separationi, ch'avengono alli studiosi, ho voluto affaticarmi per essi al mio possibile, e secondo il mio poco ingegno e vedere, accioch'essi preghino Dio per l'anima mia».

Ma mentre l'autore s'intrattiene in tal guisa, col Conte di Treves, l'apparizione di un feroce animale gl'incute tanto spavento che lo fa rotolare dal monte ove si trovava assiso, dopo di che.... si sveglia dal sonno.

E così finisce il primo sogno.

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