CAPITOLO IV
 

Il PROCESSO DI FORMAZIONE DELL'ORO E DELL'ARGENTO
Prendi dunque in nome di Dio una libbra di questa pietra e dopo averla tritata finemente sul marmo imbevila con mezza libbra di olio purissimo o di aceto distillato in modo da formare una pasta che, posta al fuoco di una pentola si dissolverà tutta; quando vedrai salire una schiuma rossiccia leva dal fuoco finché non sia discesa, mescolando sempre con una spatola di ferro. Quando sarà discesa poni ancora sul fuoco ripetendo l'operazione, finché il miscuglio non sia diventato spesso come il miele; allora versalo subito sul marmo freddo: si condenserà all'istante e avrà l'aspetto di un pezzo di carne, o meglio, di fegato cotto. Taglialo il più delicatamente possibile in pezzi della grossezza di un'unghia e mettilo a bollire al fuoco per quasi due ore in una pentola unito ad una uguale quantità di olio di tartaro; poni poi il tutto per tre giorni e per tre notti a fuoco lento in un'anfora foggiata con creta di sapienza, e per altri tre giorni tienila immersa in acqua fredda. Taglia poi la pasta in pezzi grandi come un'unghia, ponili in una boccia di vetro, sovrapponi l'alambicco e distilla un liquido bianco come latte che è infatti latte di vergine. Distillato questo liquido aumenta il fuoco e raccogli in un'altra anfora rame splendente come oro che in sé contiene fuoco. In fondo al recipiente rimarrà della terra nera che calcinerai nel forno della calce finché non diventi bianca come neve. Riprendi poi il liquido e distillalo ripetutamente finché una lamina di rame, immersa tre volte in esso, non diventi completamente bianca interiormente ed esteriormente; questo stesso avviene del bronzo. Distillando la terra troverai del fuoco, mentre tutto il residuo rimarrà in fondo alla boccia.
Finora ho descritto il modo di separare gli elementi, quasi tutti ignorano il modo di congiungerli. Prendi dunque la terra, tritala su una superficie di vetro o di marmo, fanne assorbire la sua acqua in quantità pari al suo peso, poni questa pasta nell'alambicco e distilla a fuoco lento, poi imbevi ancora del liquido che avrai distillato il residuo che troverai in fondo al recipiente, finché non lo abbia tutto assorbito. Imbevilo ancora nel medesimo ordine di una uguale quantità di bronzo, procedendo come per l'acqua ed otterrai l'acqua cristallina. Versandone una piccola parte su una notevole quantità di mercurio, lo muterai in vero argento. Questo è il potere dello zolfo bianco semplice incombustibile composto di tre elementi: terra, acqua, bronzo.
Se inoltre unirai sedici parti di fuoco a questa sostanza distillando e imbevendo come ho detto, otterrai una pietra rossa chiara, semplice, incombustibile. Versandone poco su molto mercurio lo muterai in purissimo oro.
Ho descritto finora il modo di trovare la pietra minerale ma vi é un'altra pietra che, secondo Aristotele, non è pietra soltanto, ma fa parte del mondo minerale, vegetale, razionale ed animale, si trova in ogni luogo e in ogni tempo presso tutti gli uomini: deve essere putrefatta sotto il fimo poi distillata per estrarne gli elementi nel modo che abbiamo descritto; riunendo questi elementi si otterrà una pietra di maggiore efficacia, e potere della precedente. Ed ha la sua importanza il fatto che deve imputridire sotto il fimo, perchè il fimo equino caldo ha uno specifico potere. Difatti l'alchimista può provare che mettendo sotto di esso del pane di frumento dopo nove giorni diventa vera carne mista a sangue, ed é per questo, credo, che Iddio ha scelto il pane di frumento per mutarlo nel suo corpo piuttosto che qualche altra sostanza. E forse da questi si possono estrarre i quattro elementi e fare qualche interessante esperimento.
Un filosofo nota, secondo Aristotele nel libro dei Segreti dei Segreti, che vi sono specie di metalli non ancora scoperti. Nel tesoro della natura sono infatti racchiuse molte cose non ancora palesi agli occhi degli uomini; se qualcuno, ad esempio, sapesse congiungere bene le forze attive alle passive, farebbe opere mirabili, per cui il mercurio si muterebbe in vero argento e oro. Lo smisurato e meraviglioso potere é conferito da Dio tanto alle piante che alle pietre, ma è nascosto al genere umano.
In conclusione, da tutto ciò che si è detto, appare di quali elementi è composto ogni attuale aspetto dei minerali e come si attua per opera non soltanto della natura, ma per intervento dell'uomo. Sia dunque benedetto Iddio che gli diede il potere di mutare la natura e di trasformare l'essenza e l'apparenza naturali.
Vi sono anche altri modi di trasformare i metalli e sono descritti nei libri di Rafi e Archelao nei settanta precetti e in altri libri alchemici.