CAPITOLO I
 

L' ESSENZA DELLA PIETRA
La sostanza della pietra é complessa ed ha un grado di densità notevole o limitato a seconda della omogeneità od eterogeneità, per cui, secondo ciò che dice Aristotele verso la fine del libro sulle Meteore, la pietra non è fatta di terra pura ma piuttosto di terra mista ad acqua, come vediamo in certe pietre che si formano nei fiumi. É noto infatti che il sale si estrae dall'acqua salsa che ha un elevato grado di densità, per mezzo del calore del sole e del fuoco. Come si vede, la sostanza della pietra é l'acqua non pura, il mezzo necessario per tradurla in atto é il caldo o il freddo che la solidificano.
L'origine di certe pietre provviste di particolari proprietà si trova anche nelle piante e negli animali. Alcune di queste, anzi, si formano nel corpo dell'animale proprio in virtù della sua vitalità, come avviene di carboncini nella testa di un certo serpente, e di molte altre pietre di proprietà eccellenti.
Seno difatti maggiormente provviste di buone qualità le pietre provenienti dagli animali che non le altre.
Vi sono pietre ottenute per solidificazione mediante procedimenti tecnici con la cooperazione della natura; dice Aristotele che alcuni preparano con due liquidi un'acqua chiamata latte di vergine e la solidificano. Si dice che quest'acqua sia composta di litargirio sciolto in aceto di vino forte e dalla soluzione di un sale chiamato alkale: ambedue, unite a una qualsiasi di queste acque, purché limpidissima, per mirabile miscuglio formano immediatamente un liquido denso e bianco come latte. Con questa acqua si imbeve ciò che si vuole condensare, ad esempio la calce di argento o di un altro corpo, si pone poi a fuoco lento e diventa pietra. Questo latte ha infatti la proprietà di pietrificare la calce.
Si formano inoltre dal sangue, dall'uovo, dai capelli, dal cervello e da altre parti di animali, pietre che hanno proprietà di mirabile efficacia. Per quanto riguarda il sangue si prende ad esempio sangue umano di uomini sani, sanguigni e di giovani al di sotto dei tre anni e si lascia imputridire per ventiquattro giorni nelle viscere calde di cavallo, dopo di che si pone nell'alambicco e a fuoco lento si distilla un'acqua bianca come latte che si pone in disparte. Poi, alzando il fuoco, si distilla un olio arancione, anche questo si ripone chiuso. I residui che rimangono in fondo alla boccia, secchi e neri si calcinano finché diventano bianchi come neve. Poiché questi residui calcinati come ogni terra del medesimo genere resa bianca mediante questo procedimento, sono sostanze ottime, si riuniscono all'olio e ne risulta una pietra limpida e rossa che ha la proprietà di trattenere le perdite di sangue e di eliminare dal corpo molte infermità.
Così estrassi anche dalle piante dei liquidi: carbonizzate le piante nel forno di calcinazione si trasformava la calce ottenuta in acqua che, distillata e rappresa a fuoco lento o meglio mediante l'azione di qualche sostanza gommosa, diventava pietra con proprietà di grande efficacia, analoghe a quelle delle diverse piante.
Alcuni, sempre mediante speciali procedimenti, fanno delle pietre che ad ogni prova risultano del tutto simili a quelle naturali, fanno ad esempio giacinti e zaffiri identici ai giacinti e zaffiri che si trovano in natura.
In generale il procedimento adottato é il seguente. Poiché si sa che tutte e pietre preziose sono composte di cristallo, cioè di acqua molto pura congelata dall'energica azione del freddo, macinano questo cristallo sul marmo e lo imbevono con acque molto pure e acute, le quali, con le loro proprietà dissolventi, fanno sì che, mescolando ripetutamente ed eliminando le scorie, si formi un miscuglio quasi completamente omogeneo. Pongono poi questa soluzione sotto viscere calde di cavallo, dove, dopo qualche tempo, si converte in acqua che distillano perché si chiarifichi e se ne affinino le parti. La uniscono poi in determinate proporzioni ad un altro liquido rosso composto dall'urina di fanciulli e da vitriolo calcinato più volte distillato, rosso come sangue di dragone, e pongono la miscela nel fimo perché i due liquidi meglio si assimilino e si uniscano, distillano e fanno rapprendere a fuoco lento e ne risulta una pietra del tutto simile al rubino.
Se invece vogliono fare uno zaffiro mescolano la prima sostanza ad un liquido composto di urina di fanciulli con buona lazulite, e così per le altre pietre a seconda dei diversi colori.
Ecco ora un altro procedimento per fare le gemme mediante il cristallo. Si prenda una quantità a piacere di cristallo e si scaldi al fuoco raffreddando subito dopo in semplice acqua fredda, ripetendo il procedimento perché si possa triturare finemente. Si pesti quindi energicamente nel mortaio poi sul marmo, finché non sarà diventata polvere impalpabile.
Si unisca sul marmo ad una quantità uguale di alkale ben mondo, e si ponga nella fornace dei vetrai, nei vasi in cui si fonde il vetro, ma a poco a poco, finché tutta la massa sia fusa e limpida: a questo punto si aggiunga adagio adagio il colore che si intende dare fino al grado di intensità voluto, difatti la pasta assume qualsiasi gradazione di colore. Nello stesso modo si potrà ottenere qualsiasi pietra preziosa.
Il colore zaffiro si ottiene col seguente procedimento. Si prenda dell'indaco che viene dalla Germania chiamato Baldach col quale é tinta la lazulite, e, ridotto in polvere impalpabile il solito cristallo, si ponga dentro ad un vaso di terracotta nella fornace dei vetrai; quando sarà ben caldo si unisca a poco a poco all'indaco finché avrà raggiunto la gradazione voluta; nello stesso modo, con lazulite di Germania, si fa il turchese, mentre il colore smeraldino si ottiene col medesimo procedimento ma con polvere di verderame puro; il colore del rubino con buona ruggine di ferro. Per fare il topazio si prenda il legno di aloe e si tenga con le tenaglie sul vaso nel quale si é posto il cristallo fuso, alzandola fiamma in modo che trabocchi sul cristallo fintanto che questo non abbia perfettamente preso il colore del topazio. Il cristallo si può fondere più rapidamente mescolando la marcassite con berillo; volendo fare altrimenti si possono prendere le ceneri dello stesso sale con il quale si fa il sale alkale e una quantità uguale del sale fatto con le stesse ceneri e di tartaro calcinato: il cristallo polverizzato, messo a sciogliere al fuoco insieme a queste sostanze, si fonderà più rapidamente.
Per fare il crisolito si prenda del cristallo puro, e, unitolo ad aloe stemperato in aceto per dodici giorni, si cuocia con orpimento in cenere di faggio Cotta in acqua; se si vuole invece lo smeraldo si cuocia con verderame; analogamente si potrà colorare qualsiasi cristallo in diversi modi.
Da tutte queste esperienze appare chiaro che la sostanza componente della pietra é l'acqua, mentre l'agente che esercita su di essa la proprie influenza è il caldo o il freddo. Così sono il calore moderato o il freddo intensissimo che traducono in atto da quella materia la forma della pietra.
Nella pietra come negli altri corpi, notiamo tre aspetti, la sostanza, la virtù e l'operazione: dall'operazione giudichiamo la virtù, dalla virtù la sostanza. Quando dunque notiamo in certe pietre operazioni occulte di rara efficacia, come sono le operazioni della natura e dei corpi supercelesti, non é dubbio che siamo partecipi della loro virtù occulta ed avendone in comune le virtù avranno pure qualcosa della sostanza. Non dico proprio che abbiano in comune con le stelle la sostanza, ma sono partecipi in qualche modo della virtù. Alcune pietre insieme con i quattro nostri elementi partecipano qualche caratteristica della natura dei corpi supercelesti. Infatti, separati da certi corpi i quattro elementi, dopo aver distillato e unito le sostanze depurate, mi risultò una pietra di tanta efficacia da sfidare la natura stessa; contro di essa non hanno influenza le sostanze spesse inferiori. A proposito di questo Ermete, che Aristotele é solito chiamare il primo che fu triplice nella filosofia, disse che é importante per conoscere la sostanza, le virtù e le operazioni delle cose. Fu per me una gioia mai provata vedere la quinta essenza essere legata ai corpi inferiori dall'insieme degli elementi della materia. Da questo appare chiaro che alcune pietre hanno qualcosa di questa essenza; questo fatto del resto risultava già evidente in un certo libro dell'antichità nel quale certe pietre sono attribuite ai pianeti e al loro dominio. Per cui, se si incidono su di esse certe figure di pianeti e i nomi delle dominazioni o delle intelligenze, in tempi determinati, secondo ciò che ivi si legge, si può asservire che la virtù della pietra e la sua efficacia aumentano ed operano sensibilmente. mentre prima apparivano segrete e nascoste.