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I. L'Alchimia è un studio che imita la natura, e va molto più lontano di questa serva della Divinità.

II. Non è la lettura dei Libri Filosofici che fa il Filosofo; ma piuttosto la pratica, preceduta dagli insegnamenti di un amico fedele che ci dimostra l'arte.

III. La nostra arte è agevole e difficile, preziosissima e vile, a seconda del soggetto che vi si applichi e vi si leghi.

IV. È agevole in quanto si comporta secondo la strada della semplice natura.

V. È difficile in quanto ci svela tutti i misteri di questa saggia operaia (la Natura), e ci confida le sue realizzazioni nascoste.

VI. È preziosissima, rispetto a quelli che ricercano la nostra arte, nelle cose preziose e care.

VII. È volgare in quanto trae la sua origine da una cosa, se non vile, quantomeno molto comune e molto conosciuta.

VIII. La materia dei Filosofi è unica, in essenza ed in numero, e non dipende affatto da parecchie cose.

IX. Non è nel regno Astrale che bisogna cercare la nostra materia, sebbene racchiuda tutta la virtù degli astri.

X. Non è neanche negli Elementi, sebbene li abbia concentrati in se stessa.

XI. Il regno Animale non può darcela, sebbene sia dotata di un’anima molto nobile.

XII. Il regno Vegetale non ci può fornire la nostra materia, sebbene abbia un spirito vegetativo ed una virtù molto più moltiplicativa di tutti i vegetali.

XIII. È infine nell'ultima famiglia della natura: voglio dire nel regno Minerale, che occorre scoprirla. Qualunque cosa essa sia, non è né oro, né argento, né mercurio vivo, né nessuno degli altri metalli e minerali, maggiori o minori, ad eccezione di ciò che i Filosofi chiamano il loro Elettro Minerale non maturo, o la Magnesia Filosofica, che chiamano il loro Saturno, che non è affatto il comune, e che non può essere compreso dal senso ordinario dei Chimici volgari.

XIV. La Materia dei Filosofi deve essere cruda; cioè non deve essere mai passata dal fuoco.

XV. La nostra Magnesia è la vera ed unica materia della Pietra Filosofale, nella nostra via universale che è umida e secca.

XVI. La Soluzione della nostra materia è o violenta, o dolce, o benigna.
XVII. Il fuoco dei Filosofi, in quanto il più grande ed il primo dei loro segreti (poiché è la sola conoscenza che distingue il Filosofo dal Sofista), è triplo: il naturale, il soprannaturale e l'elementare.

XVIII. É il fuoco naturale che fa lo zolfo d’oro dalla Magnesia.

XIX. Il fuoco soprannaturale è il mestruo dissolvente dei Filosofi che non è corrosivo. È un fuoco non igneo, un'acqua non acquosa, uno spirito corporale ed un corpo spirituale; in una parola: un fuoco freddo il cui calore prevale tuttavia sul naturale e l'artificiale. È solamente questo calore che può sciogliere l'oro radicalmente senza alcuna corrosione, e renderlo fusibile e potabile, che è la migliore e la più agente di tutte le medicine e di tutti i rimedi.

XX. Il fuoco elementare è la chiave del fuoco naturale e del fuoco soprannaturale.

XXI. Il fuoco soprannaturale è la madre del mercurio dei Filosofi; il naturale ne è il padre, e l'elementare ne è la nutrice e la governante.

XXII. Il mercurio dei Filosofi è semplice, o doppio, o triplo.

XXIII. Il semplice è la fontana asprigna dei Filosofi, o il loro Aceto Filosofico che è il primo fondamento e l'unico principio della Pietra; è lui che estrae gli zolfi dai metalli, scioglie e volatilizza i loro sali.
XXIV. Il duplice, che è la terra scanalata Filosofica, è un profumo ed un Oxycrat (1) molto dolce, un'acqua che non bagna le mani; infine è ciò che i Filosofi chiamano il loro Azoth.

XXV. Il mercurio triplice è la prima materia dei Filosofi che racchiude i loro tre principi; ovvero Sale, Zolfo, e Mercurio Filosofici, uniti inseparabilmente dal legame di congiunzione. È infine questo mercurio che si sigilla ermeticamente da sé, ed è l’acqua mista al fuoco.

XXVI. Abbiamo cinque soluzioni della nostra materia.

1. Dalla materia cruda, per trarne il fuoco dei Filosofi.

2. Affinché questo fuoco segreto, una volta estratto, faccia comparire il Fuoco Vitriolico, non comune; ma filosofico, che si chiama Piombo dei Filosofi.

3. Che questo fuoco vitriolico passi tramite putrefazione al Caos dei Filosofi.

4. Dall'oro filosofico, con la propria calamita mercuriale.

5. Dalla terra filosofica, per formare il mercurio doppio.

XXVII. Ci sono due putrefazioni; quella del nostro VITRIOL, e quella della Terra Adamica, chiamata così dai Filosofi, per preparare la terra scanalata o mercurio duplice.

XXVIII. I Filosofi non hanno che una calamita e due acciai.

XXIX. Il mercurio semplice dei Filosofi è la calamita del loro Zolfo. È con lei che si estrae l'oro dei Filosofi che è molto più prezioso dell'oro volgare: è anche la calamita del sale filosofico; è con lei che si lava la terra filosofica, e che la si rende volatile, affinché si uniscano esattamente e producano ciò che si chiama mercurio doppio.

XXX. L’uno e l'altro acciaio tanto solforoso che salino, devono coire undici volte con la calamita (2) mercuriale, affinché acquisti con questa coobazione reiterata una natura rigenerata molto nobile.

XXXI. La volatilizzazione della terra filosofica con lo Spirito del mercurio (affinché il sale dei metalli, che è la pietra stessa, sia generato) necessita di un artista ingegnoso, assiduo e paziente.

XXXII. Il grande mistero è di saper volatilizzare la terra filosofica; senza questa volatilizzazione gli altri lavori sono inutili e vani. I Filosofi sono stati riservatissimi su questo argomento. Raimondo Lullo, Basilio Valentino, Teofrasto Paracelso, Geber, Arnaldo di Villanova, Melchiorre, Michele Sendivogio, il conte Trevisano, Morieno e parecchi altri sono stati segretissimi e molto oscuri, essi ne hanno descritto il procedimento solo con parecchi geroglifici, e ne hanno parlato con termini molto vari. Riguardo alla diversità dei

Fenomeni che compaiono in questa elaborazione, alcuni gli hanno dato il nome di Nitro Vergine estratto dalla terra adamica; altri li hanno chiamati i Grandi Giorni di Salomone; talvolta i Campi di Marzo; altrove

Benedetta Giovinezza di Venere; talvolta Mietitura che porta foglie e frutti; in qualche occasione Olio di Talco dei Filosofi; ora Mercurio Amalgamato; ora Massa di Perle pronte a coagularsi, Massa Stigiana, Mare Glaciale; talvolta Luna ingravidata da Mercurio; altrove Diamante Filosofico, Terra scanalata, Tartaro dei Filosofi, Manna, Drago che divora la sua coda: non si finirebbe a riportarli tutti.

XXXIII. La terra scanalata dei Filosofi si compone col loro oro liquido, secondo il peso della natura: è allora materia prima, a cui si proporziona il Fuoco Graduato Filosofico (che i Filosofi chiamano l'Olio di Saturno, o il Sigillo di Ermete) questa terra è condotta all'elisir bianco e rosso: ella si tinge e si perfeziona con i suoi stessi Elementi, che sono l'Aria ed il Fuoco, e si moltiplica all'infinito.

XXXIV. Non vi è via particolare che non sia emanata dalla sorgente universale. Non bisogna dunque dare fede alle favole dei Sofisti del tempo presente che sanno estorcere denaro ai soggetti troppo creduli, e li ingannano con la speranza di un guadagno futuro che non arriverà mai.

XXXV. I particolari reali si fanno con il semplice Spirito del Mercurio dei Filosofi, che è solare e lunare, come la pietra di fuoco di Basilio Valentino; l'aumento dell'oro e dell’argento; il rame portato a vari gradi di perfezione; la trasmutazione dell'oro e dell’argento in una tintura Tingente; la maturazione del mercurio vivo in argento e in oro, e parecchi altri.

XXXVI. Il mercurio doppio dei Filosofi produce l'Olio di Talco, che alcuni hanno chiamato la loro Gomma. Esso conserva il fiore della gioventù fino alla vecchiaia più avanzata. Può sciogliere parecchie piccole perle per farne di grandissime, molto più belle in qualità ed in bellezza rispetto a quelle naturali.

XXXVII. La tintura perfetta, oltre la trasmutazione dei metalli, moltiplicata all'infinito, ristabilisce e fortifica la salute, rende feconde le donne sterili, trasmuta i cristalli in pietre preziose e in diamanti, esalta questi ultimi in carbonchi, e rende il vetro malleabile.

XXXVIII. In una parola i misteri della Pietra sono così grandi che la ragione umana può appena concepirli.

XXXIX. É così, dice Ermete che Dio creò il mondo.

XL. In definitiva la Pietra racchiude in sé i segreti, le ricchezze, i miracoli e le forze dei tre regni.
Il tutto procede da una sola cosa.
Celeberrimo Medico o Chimico, chiunque voi siate, risolvetemi se lo potete e se vi piace, questo Sillogismo; altrimenti, se voi me ne fornite l'opportunità, sono pronto a risolverlo per voi dimostrativamente.
Non dubito, Signore, che questo programma spingerà tutti i lettori nell’esperienza dei minerali, dato che designa l’Elettro Minerale non maturo, come la materia della Pietra.
Vi spiegherò ciò che i Filosofi intendono come loro Elettro Minerale. La nostra materia, dicono tutti, si trova sul mare e sulla terra; essi dicono il vero. Ma in un altro posto avvertono che non si può trovare in nessun luogo del mondo: ed essi non ci ingannano.
Si intende per minerali i Sali qualunque; è il Sale Filosofico di cui parla Filalete, e che chiama il primo essere di tutti i sali, che bisogna rendere tale; ovvero comporlo per mezzo di una calamita attrattiva delle virtù celesti, che è l'Elettro Minerale, che compare sotto forma di "Uova di rane." Non hanno torto di escludere dunque tutti i metalli e i minerali, poiché questo minerale è formato dall'artista con una cosa estratta da una miniera che non è inferiore alle miniere ordinarie, e questa cosa è la Calamita delle Virtù Celesti; perciò essi reclamano: la nostra materia ha la sua miniera.
Ciò che ha fatto sbagliare ancora un'infinità d’artisti, che hanno lavorato sulla vera materia senza frutto, è che hanno preso il sigillo di Ermete per un vaso lutato, come una lampada da smaltatore, o esattamente tappato da un luto: ma credo che occorre che la nostra materia si faccia un luto da sola; ovvero che il baco da seta si rinchiuda da sé nel suo bozzolo (Buchère, Amy- Sage, Flamel). Credo inoltre che nessuno dei fuochi dei chimici possa servire all'opera, secondo l'attestazione dei Filosofi escludo tutti i fuochi di fornelli a vento, di ritorte, di riverbero, di lampada, di ventre di cavallo, e mi indirizzerò al loro fuoco segreto.
Ma quale è questo fuoco segreto? È qui la pietra d’inciampo. La materia della pietra ed il fuoco segreto hanno fatto inciampare un sacco di persone abili: non è stato accordato a tutti gli uomini di penetrare i più sublimi misteri della natura, tra i quali la Pietra Filosofale tiene il primo posto.
Ho letto quasi tutti gli Autori che trattano di questa grande arte, senza poterli approfondire interamente. Ho consultato quelli che avevano la più grande reputazione su queste materie, non ho trascurato neanche i manoscritti, e confesso che tutte le conoscenze che ho potuto estrarre sono ancora molto imperfette.
Nonostante tutte le mie attenzioni, mi metto al posto più basso di quelli che gli Adepti chiamano Profani. Ho anche la temerarietà di pensare che molti degli Autori che hanno la reputazione di avere operato la Grande Opera, l'hanno acquisita solamente scrivendone oscuramente e copiando i passaggi dei veri Filosofi, sull'interpretazione dei quali avevano compiuto sforzi vani.
Non è che nego la possibilità della Grande Opera; al contrario, ne sono convinto. Non è possibile che uomini così grandi, che ne hanno fatto dei trattati così ampi, abbiano potuto condurre gli studi più seri della loro vita su una chimera: o se fossero stati trascinati da una cieca credulità, non si leggerebbe tra loro di aver fatto i giuramenti più autentici, e che abbiano preso a testimone le cose più rispettabili e più sacre, della verità che vanno ad annunciarvi.
Confesso che molte delle persone sono state sedotte dall'impostura: convengo che un'infinità di disgraziati hanno impunemente preso il nome di Filosofi. È sicuro che questi stessi hanno avuto buon gioco nell’ imporsi alla maggioranza degli uomini, a proposito della trasmutazione metallica. Tutti i Chimici volgari che hanno un poco di esperienza sanno, al punto da non dubitarne affatto, che dissolvendo con dei corrosivi i due metalli perfetti, e gettando questo zolfo su quantità simili in peso di mercurio o di metalli imperfetti, la trasmutazione si effettua all'istante. Tuttavia l’uomo comune grida al miracolo ad esperienze simili; le borse si aprono, e l’Alchimista fraudolento approfitta della loro ingenuità.La Pietra dei Filosofi è di tutt’altra natura; lei trasmuta i metalli senza aver bisogno di prendere in prestito gli zolfi di altri metalli perfetti, e lei è la medicina sovrana per guarire i misti dei tre regni.
Quel poco che vi ho appena detto è sufficiente per dare una giusta idea dell'arte, e anche per far vedere che migliaia di volumi sono scritti senza ordine: in una parola, è una sorta di tesi che un Signore Tedesco pretende di sostenere di fronte all’Universo.Egli si mostra come tenutario del torneo, e sembra invitare alla disputa gli studiosi di questa materia, come si fa in Germania, dove si sostengono delle tesi pubbliche su questa scienza.

Questa piccola Opera è scritta in Latino, ma dovrebbe essere tradotta in ogni tipo di lingua, per la comodità di molti infanti dell'Arte che non sono letterati.

 

FINE

 


 

1. L’Oxycrat era una bevanda rinfrescante a base di acqua, aceto e zucchero (o miele).

2. “Coire con la calamita” è un gioco di parole nell’originale: in francese calamita si scrive aimant, che vuol anche significare amante.

 


 

La traduzione del testo, è opera d'ingegno di Nebheptra, il quale contattato ha generosamente concesso l'autorizzazione ad esporlo anche nel sito di Montesion. Ogni diritto è dichiarato. La circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link) e dell'Autore.
 

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