Recapiti
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A Messina la R.·.L.·. G. Bruno di Rito Scozzese Antico ed Accettato venne fondata nel 1902, come può rilevarsi da un brevetto di apprendista del 10-6-1902. Però, venne subito demolita nel 1903 su denunzia delle altre logge di Messina perché nel regolamento di Loggia erano stati inserite clausole in contrasto con gli Statuti. Venne infine ricostituita nel 1904.
 Fu una delle più attive fino al 1925. Basta leggere gli ordini del giorno votati circa gli edifici scolastici di Messina, la facoltà di Medicina e quella di Lettere, la costruzione del Policlinico e sulla non desiderata appartenenza dei nazionalisti alla Istituzione (anche perché questi, nel 1923, avevano obbligato un fratello a bere l’olio di ricino). Si sciolse, in ottemperanza al decreto del G.·.M.·. Domizio Torriggiani, in seguito alle leggi fasciste del 1925-26.
Durante il fascismo, nel 1935, fu ricostituita clandestinamente. Questo risulta sia dalla relazione annuale del Venerabile al  G.·.M.·. del 1945 sia da una lettera spedita al Presidente del Sovrano Tribunale del Rito nel 1952. Dopo più di un anno, per la partenza del fratello che li ospitava, cessa l’attività.
Il 13 novembre 1943 i fratelli aderiscono alla Loggia Madre "Giustizia e Libertà" per poi ricostituire la "Giordano Bruno" il 2 marzo del 1944. Sempre presente nella Valle del Peloro, la sua attività fu  esplicata particolarmente nella Società Operaia, negli asili d’infanzia, in altre opere di beneficenza e nel Movimento Federalista Europeo. Vi facevano parte professionisti di rinomanza cittadina e alcuni membri del Comitato di Liberazione. Nel 1976 venne demolita, ma nel 1984 vennero rialzate le colonne da parte di alcuni fratelli di altra Loggia. Ne fanno parte fratelli che hanno rivestito cariche nazionali nell’Ordine.

Ricordo di Emanuele Cardia

Il Fratello Emanuele Cardia è passato all’oriente eterno. E’ stato il primo Venerabile della ricostituita Loggia Giordano Bruno. Ha ricoperto incarichi prestigiosi quali Ispettore di Loggia, Presidente del Collegio Circoscrizionale della Sicilia. Nel Rito Scozzese Antico ed Accettato aveva raggiunto il 32°. Nella vita profana ha svolto l’attività di neurochirurgo e, fino al 1997, ha diretto la clinica di neurochirurgia pediatrica all’Università di Messina.
Nel 1997, durante una lezione in facoltà, lezione alla quale era presente una delle figlie, è stato colpito da un ictus. Immediatamente soccorso ed operato è riuscito a sopravvivere offeso in alcune parti del corpo ma integro nella parte più nobile della sua persona. Da allora ha retto la scuola di specializzazione di neurochirurgia sempre all’università di Messina.
Il 15 febbraio scorso una emoraggia cerebrale lo ha portato in rianimazione dove, dopo due settimane, il suo corpo astrale si è separato dal suo corpo fisico, all’età di cinquantasei anni.
Il suo viaggio terreno è un trattato di vita iniziatica. Il suo curriculum profano lo vede come uno dei migliori seguaci di Sinhue. Tecnica e sentimento, perfettamente equilibrati, erano presenti con lui in sala operatoria. Parecchi episodi si potrebbero narrare a testimonianza della sua professionalità e della sua umanità.
Era in grado in qualunque momento di venire incontro alle esigenze dei pazienti non tirandosi mai indietro. Anche nei momenti più difficili affrontava sempre le sue responsabilità come quella volta quando con molta umiltà disse ad un ragazzo di 19 anni, già operato altre due volte, che purtroppo la neoplasia spinale di cui era affetto, era recidivata precocemente perché probabilmente nel precedente intervento lui non l’aveva asportata completamente, e pertanto doveva di nuovo essere sottoposto a trattamento chirurgico. Il padre lo ringraziò per la sua franchezza .
Ed ancora, quella volta in cui chiamato di notte, da colleghi più giovani in difficoltà tecniche al tavolo operatorio nel trattare un giovane traumatizzato, pur non essendo reperibile di turno, Emanuele si precipitò in ospedale in pigiama con sopra solo il cappotto, intuendo perfettamente il dramma che si stava delineando. Il ragazzo vive e senza esiti.
Si è accostato alla Massoneria dando ascolto ad un impulso naturale. Nella Massoneria ha trovato ciò che cercava. Il suo persorso è  stato una continua ricerca. Era un figlio d’arte. Il padre, Pietro Cardia era anch’egli Massone, appartenente ad altra Obbedienza proveniente da Piazza del Gesù. Emanuele è stato iniziato nella Loggia La Ragione e nella stessa Loggia elevato al grado di Compagno e di Maestro.
Quando nel 1984 si rialzarono le colonne della Giordano Bruno fu fra i suoi fondatori. Tenne il Maglietto per tre anni e furono anni che i Fratelli della Giordano Bruno ancora ricordano. Tenne il Maglietto con autorità e con competenza, pronto ad ascoltare tutti ed a dispensare a tutti buoni insegnamenti.
Era un piacere ascoltarlo. La sua prosa ricercata e ricca di cultura umanistica ed esoterica ci veniva offerta con voce ben modulata e scevra da qualsiasi inflessione. Spesso parlava a braccio ed anche a lungo; ma non ci stancavamo d’ ascoltarlo.
E’ stato un vero Maestro. Voglio illustrarvi il concetto di Maestro attraverso le sue stesse parole. "Il termine Maestro deriva dal latino "magister", vocabolo che appare composto dall’aggettivo "magis" e dal suffisso "ter". Il primo indica una generica superiorità qualitativa; il secondo, usato dai latini ogni qualvolta necessitava esprimere un significato maggiorativo, è un suffisso che proviene dal sostantivo tre. La scienza dei numeri ci insegna che il numero tre è per definizione numero sacro perchè, come dice Lacuria, esso racchiude l’essere intero esprimendo il ritorno all’unità che sembrava essere stata spezzata dal numero due. Etimologicamente, quindi, con il termine Magister o Maestro ci si riferisce ad un uomo dotato di una superiorità qualitativa (magis) di tipo addirittura sacrale (ter).
Il Maestro, a differenza dell’insegnante che "imprime il segno" del sapere o del professore (professor) che tende a trasmettere ad altri il sapere o del precettore che emana precetti ed obbliga al rispetto di normative, il Maestro si pone con l’allievo su un piano più elevato, tendendo a trasmettergli uno stile di vita ed a trasfondergli il distillato della sua anima e della sua mente con l’esclusivo uso della parola e dell’esempio".
Proprio questo è stato Emanuele Cardia per tutti noi. E lo è stato non soltanto quando, consapevole delle doti fisiche e mentali abbondantemente profusegli dal GADU, gli riusciva facile, per la carica carismatica e culturale che gli era propria, trasmetter ciò che riusciva a distillare sapientemente, ma anche quando il GADU ha voluto frenare la Sua splendida ascesa sembra, quasi, con un disegno ben preciso; lo ha colpito nel fisico lasciandogli la mente integra e gli ha concesso altri quattro anni per lasciare a noi ulteriori e diversi messaggi.
Quali messaggi? Alcuni di carattere generale Riguardano tutta l’umanità e sono quei messaggi splendidamente condensati in una poesia che Emanuele teneva incorniciata nella sua stanza al Policlinico e che la figlia Roberta ha letto in Chiesa, durante la funzione religiosa:

Chiesi a Dio di essere forte
Per eseguire progetti grandiosi
Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà
Domandai a Dio che mi desse la salute
Per realizzare grandi imprese
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista
Gli domandai il potere perchè gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l’umiliazione perchè io avessi bisogni di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la Vita:
mi ha lasciato la vita perchè potessi apprezzare tutto
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
sii lodato o mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che io ho.
Kirk Kilgour

Altri messaggi sono diretti a noi Massoni. Una Loggia Massonica deve funzionare come il corpo umano. Quando una sua parte viene offesa devono automaticamente instaurarsi i processi di compensazione. Ciascun Fratello, automaticamente, compensa ciò che è venuto meno all’altro Fratello; questa è la vera solidarietà. Da esercitarsi dentro e fuori dal Tempio.
Ciò che in genere è un fatto puramente tecnico, con Emanuele, però, si è dimostrato un momento di arricchimento umano ed esoterico straordinario. Di ciò posso essere testimone io stesso.
Spontaneamente, quasi tutte le domeniche, ci ritrovavamo in macchina a passeggiare ed a chiacchierare. Con Emanuele nessuna passeggiata, nessuna chiacchierata è stata banale, ruotinaria. La passeggiata, spesso, ci conduceva a visitare Insieme, quasi spinti dalla stessa necessità, dei Fratelli o degli amici ammalati. Non erano delle visita formali; si instaurava in quei momenti una vera e propria catena di unione. Altre volte le passeggiate ci portavano a visitare luoghi particolarmente significativi come un piccolo Santuario o altri luoghi all’interno dei Peloritani nei quali sentivamo l’energia del "topos".
E le chiacchierate. Ho la certezza di essermi formato massonicamente più in questi quattro anni che in tutto il resto della mia vita massonica. Il contenuto di queste nostre chiacchierate è un mio patrimonio e non posso trasmetterlo. Posso solo dire che attraverso il nostro scambio di idee ho avuto modo di confermare tante precedenti intuizioni e di prepararmi, insieme a lui, a quel viaggio iniziatico che adesso lui sa se è l’ultimo o solo un altro.
A tutti i Fratelli Emanuele ha dimostrato quali risultati la forza di volontà, la determinazione, riescono a farci raggiungere. Quasi ogni giovedì era in mezzo a noi nel Tempio. Affrontava la fatica di salire e scendere le scale che conducono ai locali accettando l’aiuto di tutti i Fratelli con i quali scambiava battute sdrammatizzanti e dai quali accettava l’incoraggiamento, felice quando gli si facevano constatare i progressi che andava realizzando.
Emanuele si realizzava nella famiglia: considerava la famiglia il vero punto di riferimento dell’uomo. Il luogo in cui si perfeziona il sentimento dell’amore, nei confronti della moglie, dei propri figli. Un amore non sempre esternato con le parole ed i gesti ma sempre presente. Quando parlava dei propri figli manifestava tutto l’orgoglio di colui che è riuscito a bene educarli nell’amore e nel culto delle cose belle e sane.
Emanuele non ci ha lasciati. Emanuele è qui con noi e sarà sempre con noi fra le colonne del nostro Tempio nella Loggia Giordano Bruno, con I tanti altri Maestri trapassati, invisibili agli occhi profani ma ben visibili agli iniziati. Ciao Emanuele.

Antonio Urzì Brancati