IL CARTEGGIO CON CARLO III

 

Si tratta di 13 lettere, sei del Pontefice, di cui una é andata perduta, e sette del Re, che coprono i mesi giugno dicembre 1751.

Il tema dei Liberi Muratori é preponderante, ma non é isolabile da alcune questioni collaterali, come la mancata istituzione del S. Ufficio a Napoli, la presenza del cardinal Spinelli sul seggio napoletano, il problema dell'exequatur e dell'origine della potestà episcopale almeno in questioni miste, alcuni fatti di cronaca nera e simili. Non é difficile escludere del tutto che in qualche tornante del discorso la persecuzione regia conto i Liberi Muratori venga posta sulla bilancia come moneta di scambio per l'ottenimento di concessioni o di silenzi su problemi di un certo peso. Va da sé che la sostanza del discorso pontificio é indubbiamente di ordine teologico e pastorale. Gli effetti socio politici che si attendono dalla lotta antimassonica sono presenti, ma non certo come fatto primario e decisivo.

 

Diamo una collezione sommaria dell'epistolario:

 

Carlo III a Benedetto XIV, 17 giugno 1751. Il P. Pepe gli ha portato un esemplare della «Providas». Promette che redigerà un editto contro i Liberi Muratori, anzi gliene manda un esemplare manoscritto, per ricevere eventuali lumi dal Pontefice. Esigerà dai capi massonici l'elenco dei Fratelli; entro dieci giorni dalla notificazione dell'Editto, i Liberi Muratori dovranno indistintamente presentare l'abiura. «Così soddisferò all'obbligo con Dio, alle savissime deliberazioni della S.V., alla successiva tranquillità dello Stato, alla traviata coscienza de' Liberi Muratori» (ASV, Principi, v. 236, f. 195s).

 

Benedetto XIV a Carlo III, 29 giugno 1751. Manda un secondo esemplare dell'enciclica, come il Re ha domandato. Loda il progetto dell'editto, ma domanda di correggere il luogo in cui si dice che il Re dà facoltà ai Prelati di inquirere e comminare la scomunica. Il Pontefice non intende accettare nessuna forma di exequatur. Basta che il Re informi di aver ricevuto la lettera pontificia e che adopera il suo jus regio perché essa vada ad effetto, sicché la Setta venga estirpata per il bene della Chiesa e dello Stato (Ivi, 195 ss.).

 

Benedetto XIV, etc. Alla stessa data, come accompagnamento dell'esemplare della Lettera. La condanna é stata ripetuta, dopo quella di Clemente XII «per urgentissimi motivi, alcuni de' quali riguardano il foro interno, ed altri il foro esterno». La Setta é cresciuta smisuratamente in Napoli, nel Regno e in Sicilia. Incoraggia l'uso dello jus regium (Ivi, f. 199)

 

Carlo III, etc., 10 luglio 1751. Lo Editto é stato ricevuto e «foggiato secondo il di Lei savio parere per essermi servito del mio jus regio». La lettera precedente gli é stata consegnata segretamente dal P. Pepe. Il Re farà tutto il possibile «per troncare e dissipare affatto questa infame Setta» (Ivi, f. 200).

 

Carlo III, etc., 13 luglio 1751. L'Editto è stato pubblicato; «io sarò oculatissimo nel farlo osservare, come non dubito ne resterà ben persuasa la S.V., egualmente che della mia propensione a tutto ciò che sia di sua sodisfazione» (Ivi, f. 201).

 

Benedetto XIV, etc., 2 luglio 1751. La lettera del l° luglio è stata consegnata al Papa dal P. Pepe; la lettera del 13 contiene copia dell'Editto, il quale «é ottimamente concepito. Spicca in esso la regia autorità; trionfa lo zelo contra l'infame Setta» (Ivi, f. 203).

 

Carlo III, etc., 10 agosto 1751. L'Editto e le altre misure hanno ottenuto grande effetto, «cui riconosco dal patrocinio di Maria SS. (4), venerata da me per Immacolata nel primo suo concepimento». Ma altre misure e ricerche saranno effettuate. Allo scopo di penetrare nei misteri della Setta, sono stati reperiti diversi opuscoli e rituali, che vengono acclusi, e indicati con le lettere alfabetiche A, B, C, D, E, F. Il Re li descrive con cura, e indica la la derivazione di alcuni di essi dall'autorevole trattato antimassonico Le Franc-Maçon trahi (titolo esatto: L'Ordre des Francs-Maçon trahi, anche chi lo cita sempre in maniera sommaria) (N.d.A.). «Ben iscorge V.S. negli altri due rimarchevoli gradi di fanatismo dichiarato di guaste fantasie da per tutto, un putrido impasto di sogni cabalistici, e di favole Rabbiniche, nella storia, una irreligiosa superstizione, e professamento de' Misteri sagri delle Cerimonie, un misterioso parlare di sangue, di torti, e di vendette ne' propri fini, ed un dilicato adombramento di Crovellismo» (leggere Cromwelismo) (ASV, cit., ff. 204-205).

 

Benedetto XIV, etc. 17 agosto 1751. Il Pontefice ha ricevuto «per le mani del buon Pepe» una lettera del 10 «unitamente colle Pezze appartenenti ai Liberi Muratori». Ringrazia e apprezza particolarmente i pezzi D, E, F, più utili «di quanti abbiano potuto ricavare leggendo vari libri a noi trasmessi da varie parti del mondo, fra quali il più sincero ci é sembrato, come anche é sembrato alla V.M. esser quello intitolato Le Franc-Maçon trahi. Notizie repressive, consolanti sia per il Papa che per il Re, giungono da Vienna, Torino, Venezia, Genova, Lucca, Spagna, mentre in Toscana la situazione é incresciosa. «Il nostro buon Re con gli Editti, e colle provvidenze, sotto il presidio dell'Immacolata Concezione di Maria, ha saputo sopirli». Consiglia di punire qualche persona di riguardo pubblicamente: «Quando alla Maestà Vostra capitasse l'occasione di punire qualcheduno de delinquenti, e specialmente se fosse persona di qualche riguardo, creda a Noi, che un esempio dato d'un publico gastigo, sarebbe il colpo fatale della Setta ne' suoi Regni». Quando al S. Severo dice: «Cotesto Principe di S. Severo ci ha scritta una lettera apologetica latina di più fogli. Noi per degni rispetti abbiamo creduto di non dovergli rispondere; ma abbiamo incaricato Monsg. Nunzio, vedendolo, di dirgli che l'abbiamo ricevuta, che lo ringraziamo delle benigne espressioni lette in esse circa la nostra Persona, che, quanto ai Liberi Muratori altro non resta, per capire la loro malizia, che leggere la nostra Costituzione ed il regio Editto, ed altro non resta da fare che obbedire con sincerità Christiana e fedeltà di Vassallo all'uno e all'altra» (Ivi, ff. 251-253).

 

Carlo III, etc., 24 agosto 1751. Ringrazia per i documenti inviatigli. Assicura che farà sempre più il possibile per «distruggere affatto tal Società e per non perdere il frutto delle mie provvidenze» anche con qualche pubblico castigo (Ivi, f. 254).

 

Benedetto XIV, 3 settembre 1751. Le notizie trasmesse da Napoli circa una calunnia contro di lui non lo indurrebbero ad occuparsi della questione, se si trattasse solo di un fatto personale. «Il punto non consiste qui; consiste nel vedere unito alle nostre contumelie il trionfo de' Liberi Muratori». Solo il Re di Napoli può intervenire nella questione, trattandosi di delitto consumato nella sua giurisdizione (Ivi, ff. 255-256).

 

Carlo III, etc., 7 settembre 1751. Il supposto réo, conte di Buttange ossia Theodor Tschoudi, da diverso tempo é fuggito dal Regno. Gli altri, come il Magdonel ed il Boudet, devono essere meglio individuati col nome, essendo molti quelli che portano i due cognomi; nessuno dei due é rubricato nella lista dei Liberi Muratori in possesso del Re. Una volta forniti i dati richiesti «sarà prezzo dell'opera il verificarli, perché degnandosi di trasmettere tali particolari notizie, praticherò quelle diligenze, che si contengono dalla mia obbligazione verso d'un Pontefice da me tanto venerato e teneramente amato» (Ivi, ff. 257 ss).

 

Benedetto XIV, etc., 14 settembre 1751. Si felicita per il rinnovato impegno antimassonico del Re, tratta la questione del cardinale Spinelli, già ricordata anche nella lettera precedente, e traccia un quadro straordinariamente benevolo circa la persona e l'attività del P. Pepe a Roma; questo brano é stato riprodotto più sopra. Esso definisce chiaramente la mentalità retriva e fanatica del gesuita regnicolo.

 

Manca la lettera che il Re ha inviata al Papa in data 21 ottobre; il P. Rinieri giustamente scrive: «Come erano relativi alla offesa fatta da costoro al Papa, tanto i documenti come la lettera devono essere stati inviati al Sant'Officio».

 

Benedetto XIV, etc., 19 novembre 1751. I documenti e la lettera del 21 ottobre sono stati consegnati personalmente al Papa dal Duca di Cerisano, ambasciatore regnicolo a Roma. «Non abbiamo parole che bastino per ingraziare la M.V. del zelo con cui ha agito nell'affare, e della bontà mostrata nelle stesse contingenze verso di Noi». Lo esorta a proseguire in questa lotta «in cui la minima parte é quella che risguarda la persona nostra; consistendo il forte nel pericolo della nostra Santa Religione; e riconoscendosi dalle carte a Noi trasmesse, che in cotesta sua dominante i Liberi Muratori avevano musici di molto garbo, che cantavano all'improvviso, e che quantunque fuggiti per timore del suo Regio Editto, oltre d'aver portato seco il mal animo, possono aver lasciati in Napoli scolari non dissimili dai maestri» (Ivi, f. 206).

 

Carlo III, etc., Caserta, 14 dic. 1751. Ringrazia per la spinta data all'introduzione della causa di beatificazione dei Venn. Roberto Bellarmino e Francesco De Geronimo, entrambi gesuiti (Ivi, f. 267).

 

 

 Note

4 Questa strumentalizzazione mariologica è alla base di un'alienazione socio politica che purtroppo si ripeterà ancora nella storia dei rapporti Chiesa Mondo, nei momenti di grave crisi, allorché la realtà domanda di esser presa terribilmente sul serio. Occupandoci dei rapporti fra Pio IX e il re di Napoli Ferdinando II, mutuando una riflessione dal Prof. Giuseppe Russo, storico del cardinale Riario Sforza, noi facevamo nostra questa riflessione: «Fu così che mentre l'Europa e l'Italia erano agitate durante il tempestoso 1849 e parte del 1900 da rivolte e guerre civili e straniere, e la Chiesa e il suo Capo erano fatti segno agli attacchi concentrici degli avversari della religione e della figura del Papa-Re, la fede fiduciosa nella dolcissima Madre di G. Cristo si rafforzò, e lungi da ogni calcolo politico, riaprì i cuori dei popoli alla speranza del ritorno della pace dello spirito e nella fine delle tribolazioni». Speranza, naturalmente, del tutto fuori posto (cfr. G. Russo, Documenti napoletani per la definizione dommatica dell'Imm. Conc., «Asprenas», A. X, 1963, n. 1, p. 67; in R. F. Esposito, La cronistoria dell'esilio di Pio IX in due Diari inediti dell'archivio St. Dioc. di Napoli, «Pio IX», Città del Vaticano, A. III, 1974, p. 217n). [Torna al Testo]

Indice

Le circostanze della condanna Il carteggio con Carlo III La Massoneria Napoletana

Un esame giuridico della condanna Bibliografia

 

Chiesa e Massoneria