Nell'Enciclica Humanum Genus, che Papa Leone XIII emise il 20 aprile 1884, oltre le durissime parole di condanna di tutte le correnti di pensiero che comunque non si ispirassero alla dottrina cattolica, e quindi oltre la rinnovata sanzione della scomunica per chiunque a quelle correnti aderisse, era contenuta anche una più concreta esortazione: boni omnes amplissimam quamdam coeant opus est et agendi societatem et precandi (è necessario che tutti i buoni formino una vastissima società sia di azione che di preghiera) per la lotta contro la satanica setta.

L'esortazione rimase inascoltata fino a quando, l'anno successivo, Léo Taxil pubblicò a Parigi, per i tipi di Letouzey et Ané éditeurs, i primi due volumi delle Revélations complètes sur la Franc-Maçonnerie, col titolo «Les frères trois-points». Per la verità, il Taxil aveva raccolto un'altra esortazione di Leone XIII, pure contenuta nella medesima Enciclica, tanto che appunto con queste parole del «Notre Très Saint Père le Pape Léon XIII» egli iniziava la sua opera: «En premier lieu, arraches à la Franc-Maçonnerie le masque dont elle se couvre, et montrez-la telle qu'elle est. Secondement, instruisez le peuple, faites-lui connaître les artifices employés par cette secte pour séduire les hommes et les attirer dans ses rangs, la perversité de ses doctrines, l'infamie de ses acts» (1)

Le rivelazioni taxiliane diedero nuova attualità all'idea di una amplissimam et agendi societatem. Nello stesso 1885 alcuni centri cattolici francesi, diretti dal gesuita P. Regnault, fondarono la Lega Antimassonica, il cui statuto, intitolato Manuale di una lega antimassonica, fu dallo stesso P. Regnault inviato a Leone XIII.

Il Papa, con un Breve del 14 novembre 1885, approvò entusiasticamente quel Manuale, compiacendosi vivissimamente con chi ne aveva preso l'iniziativa: «Ne provammo un dolcissimo sentimento di consolazione, scorgendo che nulla avete più a cuore, negli uffizii che vi sono commessi, che di applicarvi con ogni vostro potere a combattere i raggiri e le insidie della setta massonica... A' giorni nostri più che mai nelle vene della società umana s'insinua il veleno pestilenziale di questa scellerata cospirazione, con gravissimo pregiudizio delle famiglie, dei varii ordini dello Stato e soprattutto dell'educazione della gioventù...» (2).

La massima diffusione del Manuale della lega antimassonica (subito tradotto in olandese, tedesco, inglese, spagnolo, portoghese) fu cura, in Italia, di Civiltà Cattolica (anno 1886, fasc. 874, 876, 877), perché «se vi è paese nel quale sia opportunissimo farla conoscere con qualche particolarità... certo è l'Italia, che può dirsi tutta dal capo a' piedi infetta dalla lebbra massonica» (3).

 

Perché, anzitutto, combattere la Massoneria? Per le seguenti ragioni, tratte dalla citata Enciclica Humanum genus:

1°) la Massoneria è malvagia nel suo organismo;

2°) è empia nei suoi principi e nelle sue azioni contrarie alla religione;

3) è immorale nei principi e nelle azioni contro la legge naturale;

4°) è distruttiva della famiglia, perché propaga l'idea del matrimonio civile e della scuola laica;

5°) è rivoluzionaria, perché sovverte le basi dell'autorità sociale e giustifica il diritto alla ribellione;

6°) è piena di ipocrisia e di menzogna, perché si cela dietro idee di filantropia, di libertà e di progresso.

 

A fomentare odio contro la Massoneria, odio tanto profondo ed esplosivo che fosse capace di trasformarsi in azione concreta (cioè, attivismo nell'ambito della Lega antimassonica), non bastava certo una così fredda elencazione di accuse; era necessario provarle; ed il trattatello divulgativo della Lega e del relativo Manuale proseguiva appunto col fornire le prove, consistenti o in fatti reali liberamente interpretati in chiave cattolica, o in fatti immaginari, autorevolmente sostenuti da un «ipse dixit» di Léo Taxil o di Edoardo Drumont (4) o dell'anonimo autore del libello «Della Massoneria, quel che è, quel che fa, quel che vuole» (5), o infine richiamandosi, in mancanza di altri argomenti, alle affermazioni pontificie rette dall'indiscutibile infallibilità. In poche parole la Massoneria propagandava il satanismo, il giudaismo, il socialismo, praticando le più volgari profanazioni e la più scurrile oscenità (6).

In particolare, il collegamento tra massoneria e socialismo veniva sottolineato per fini ben precisi: cioè per attivare in seno alla Lega quei cittadini che, poco sensibili ai temi ideologici, dovevano quanto meno preoccuparsi dei loro beni materiali e difenderli con ovvia coerenza. Ecco il punto centrale di questa tesi: «Che il socialismo nelle sue più orride forme di negazione teorica e pratica dell'autorità, della proprietà e della famiglia, sia il finale corollario delle dottrine massoniche, non è più dubbio per chi ha qualche conoscenza di queste dottrine, e della maniera con cui si propagano e si vanno applicando. Tutte le associazioni di operai che, con vari nomi, si moltiplicano per ogni lato, fuori degl'influssi della religione, sono altrettante compagnie del grande esercito massonico, ciecamente guidate da ignoti capitani all'assalto dell'ordine sociale. Per l'apparenza, si mette in mostra la civiltà, il progresso, il ben essere del popolo, il mutuo soccorso, la giustizia: nel fatto si mira al latrocinio e al saccheggio. Quindi, posto ancora che molti si sentano tepidi o freddi nella difesa dei sommi principi della fede e della morale, avrebbero da sentirsi ardenti in quella del matrimonio e della borsa» (estratto cit., pag. 22).

 

Esposte, dunque, così convincentemente, le ragioni per una più ampia diffusione della Lega antimassonica in tutto il mondo cattolico, «resta che si passi alla pratica od attiva, la quale consiste negl'impegni che, chi vuol esserne membro, deve prendere al cospetto della sua propria coscienza e osservare» (pag. 24).

 

Gli «impegni» erano già contenuti nel Manuale di P. Regnault:

1°) Non affiliarsi giammai alla massoneria, od a qualsiasi altra simile società secreta, e ritirarsene se, per mala ventura, vi si fosse entrato o le si fosse dato il nome.

2°) Nelle varie pubbliche elezioni, che occorrono, non mai dare il voto a persone che si sappiano ascritte alla massoneria, e risolute o disposte a favorire i disegni antisociali ed irreligiosi della setta.

3) Non abbonarsi mai a giornali che si conoscano compilati da frammassoni, o propaghino le loro dottrine, ed attenersi invece a quelli che aderiscono alla Lega, o notoriamente sono cattolici ed onesti.

4°) Far prendere, sino dalla giovinezza, ai figlioli proprii, od a quelli sopra i quali si ha un'autorità, gl'impegni della Lega; o se non filtro il primo di essi.

5°) Richiedere, in quanto si possa, almeno questo impegno stesso, tanto dai domestici, come dagli operai o manifattori che si abbiano al servigio proprio, od ai quali si dia da lavorare.

6°) Combattere al possibile le opere massoniche, o impedire il male che fanno, massimamente la scuola neutra; e per l'opposto promuovere le opere e le associazioni antimassoniche, come sarebbero le scuole cristiane, i circoli cattolici e via dicendo.

Ciascuno dei sei «impegni» veniva quindi opportunamente approfondito e spiegato nella sua pratica attuazione.

 

Valga qualche esempio.

Per dimostrare la necessità di non entrare nelle file massoniche, si ricordava, con le parole dell'Enciclica leonina, che il farne parte vincolava definitivamente e gravissimamente la coscienza: «Debbono inoltre gli ascritti promettere ai loro capi e maestri cieca ed assoluta obbedienza; che ad un minimo cenno, ad un semplice motto, n'eseguiranno gli ordini; pronti, ove manchino, ad ogni più grave pena e perfino alla morte» (pag. 29). «Ond'è che un uomo veramente d'onore, se non è scusato dalla melensaggine, non può essere frammassone» (pag. 30; e pensare che appunto in quegli anni ornavano le colonne dei Templi massonici uomini, notoriamente tali, che si imponevano alla stima di tutto il Paese proprio e soprattutto per le loro indiscusse virtù civiche e morali!).

 

L'impegno secondo, inteso a condizionare il voto elettorale, era da applicarsi soltanto nelle elezioni amministrative; per quelle politiche, infatti, vigeva l'ordine della Santa Sede di astenersi dalle urne; un ordine che ogni cattolico doveva osservare senza discutere perché «il pretendere di saperne più del Papa e d'intendersi meglio di lui degli interessi della Chiesa è, a dir poco, ridicola arroganza» (pag. 35).

 

Il terzo impegno (lotta ai giornali massonici) andava rispettato anche perché «tra noi, il carattere del giornalismo settario è doppio: empietà e pornografia» (pag. 36).

 

Per meglio concretizzare il quarto impegno, si proponeva di diffondere l'iniziativa già in atto, qua e là, a seguito della Enciclica, e consistente nel fare sottoscrivere ai bambini, all'atto della prima Comunione, questo giuramento: «Signor mio Gesù Cristo, alla reale presenza di Voi, che mi avete redento, mi pascete col Vostro divin Corpo e mi dovete giudicare, io N.N. giuro di non dar mai il nome a nessuna società condannata dalla Chiesa, o in qualunque modo diretta contro il Vostro Regno, e di non favorirne mai scientemente impresa veruna...» ecc. ecc. (pag. 39).

 

Ma veramente meritevoli di essere conosciute, non foss'altro come espressione di una mentalità che oggi sembrerebbe, più che inconcepibile, frutto di pura fantasia, tanto appare distorta e anticristiana, sono le pagine che illustrano il quinto impegno degli aderenti alla Lega antimassonica. Ne stralciamo i passi più significativi.

«Ogni uomo facoltoso è libero di far lavorare, e somministrare occasione di guadagno, a chi gli pare e piace; può quindi, senza offesa del diritto di nessuno, scegliere chi crede meglio pel godimento di questo vantaggio e ricusarlo, da parte sua, a chi ne userebbe a detrimento dell'ordine sociale e religioso: tanto più, poi, che il sapersi come molti escludano dal benefizio del lavoro gli operai infetti di massonismo, servirebbe a non pochi d'essi di ritegno per guardarsene. Né vi ha dubbio che se questo impegno si prendesse e si praticasse dalla pluralità dei ricchi possidenti, fabbricanti, e capitalisti (e gioverebbe lor molto il prenderlo, per farla da conservatori almeno dei loro interessi materiali) l'esercito della rivoluzione socialistica scemerebbe di numero e di audacia: e sarebbe uno dei più validi mezzi di difesa, che potrebbero usare i signori della così detta classe dirigente, per ischermirsi dai pericoli che corrono il capitale, insidiato dal lavoro, e la quiete civile e domestica, messa a repentaglio dalla plebe che, dementata dalla setta, non sogna più altro se non saccheggio ed anarchia» (pag. 40-41).

 

Le sollecitazioni papali per la costituzione di una amplissimam et agendi societatem, l'iniziativa di P. Regnault per la diffusione della Lega antimassonica, il caloroso appello di Civiltà Cattolica perché anche in Italia (come già in Francia, in Belgio, in Austria, nell'America Latina) si desse vita alla Lega e si assumessero concretamente gli «impegni» che ne rappresentavano l'essenza, non rimasero senza effetto.

Sul finire del 1886 si tenne a Bologna una adunanza straordinaria dell'Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici (una specie di federazione dei vari centri cattolici del Paese), a conclusione della quale venne deciso che «da ora innanzi, fra gli scopi costanti dell'organamento e del lavoro dell'Opera fosse la propaganda antimassonica», venne deciso di aderire alla Lega antimassonica, di fare propri i suoi sei «impegni», di farne tradurre e diffondere ovunque, in Italia, il Manuale, e di diffondere ovunque, in Italia, fra i comitati diocesani, il libello anonimo «Della Massoneria, quel che è, quel che la, quel che vuole. Dialoghi popolari».

 

Ciò che rimane da superare, e non da parte nostra, è l'effetto capillare di quella campagna che anche attraverso la Lega antimassonica del 1885 è stata attuata specialmente in Italia.

E non si creda sia stata cosa di poco momento. Non vi fu parroco che, dal pulpito o dal confessionale, non abbia divulgato i temi del Manuale della Lega. E poiché anche la calunnia crescit in eundo, non vi fu allora, come non vi è tuttora (non sono passate che tre generazioni da allora), famiglia italiana nella quale la convinzione della equiparazione tra massoneria e dissolutezza, massoneria e pornografia, massoneria e satanismo, non sia stata oggetto di tradizione orale, di preconcetto radicato, di necessità di crociata liberatrice.

 

Quanti italiani sanno che l'identificazione tra massoneria e materialismo storico era ed è così errata, che tuttora in ogni Paese a regime dittatoriale comunista la Massoneria vive nella più completa clandestinità, ovunque perseguitata e combattuta con gli stessi mezzi escogitati dalla Chiesa di Roma?

Quanti italiani sanno che il fascismo mussoliniano, dopo avere decretato (quando si mascherava da socialista) l'incompatibilità dell'appartenenza alla Massoneria e al Partito Socialista italiano, prima distrusse tutte le nostre Logge e poi legiferò l'abolizione della Massoneria? E chi lo spiegherà, tutto ciò a certi italiani?

Ci aspettiamo forse che la verità esca dalle pagine o dalle parole di quegli ambienti che nel 1929 acclamarono il concordato clerico-fascista; che nel 1947 vollero il concordato elevare a dignità di norma costituzionale repubblicana; che nel 1970 pretesero di piegare il parlamento italiano ai voleri di un potere temporale più forte oggi, dopo cent'anni da Porta Pia, che allora, quando Porta Pia apparve una liberazione dal plurisecolare dominio confessionale ed egemonico mondiale?

E questi interrogativi polemici potrebbero moltiplicarsi, potrebbero estendersi a tutte ed a ciascuna delle infamie divulgate, famiglia per famiglia, nel corso degli ultimi trecento anni. Ci accontenteremo di una considerazione: ci si creda, o no, sta di fatto che in poche famiglie, come in quelle dei massoni, la moralità e la religiosità permeano ogni contatto e sono fonte quotidiana di insegnamento ed istruzione.

 

Le nostre mogli - alle quali non impediamo, se lo desiderano, di essere cattoliche osservanti - i nostri figli - ai quali non imponiamo nessun credo, se non l'amore per la libertà e per la verità - stentano talvolta a credere che siamo autentici massoni. Parliamo con rispetto della loro fede, interpretiamo ogni fatto quotidiano alla luce dei principi nei quali crediamo, li educhiamo alla tolleranza, alla dignità, al rispetto per se stessi e per i loro simili. Non chiediamo nessun giuramento, nell'età immatura della prima Comunione. Non insegniamo che in cambio del lavoro, da concedersi come una benefica elargizione, ci aspettiamo un «impegno» di credere o di non credere, di essere o di non essere, di vincolarsi, insomma, nella coscienza e nelle azioni.

Se ci è consentito un parallelo politico, si può dire che la democrazia sta alla dittatura, come la Massoneria sta all'assolutismo ideologico: entrambe sono facilmente aggredibili perché nell'apparente debolezza della loro «tolleranza» sta la forza morale che, alla fine, prevale.

 

Verrà giorno in cui si darà atto che la Massoneria era tutt'altra cosa di quell'obbrobrio descritto dai Papi e dai loro seguaci, per motivi esclusivamente politici ed economici. Quel giorno è ancora lontano. Le prime, timide, personali voci non bastano. Una rondine non fa primavera. La primavera massonica, in Italia, è ancora di là da venire. Non importa. Non abbiamo fretta. Viviamo con l'umanità, per l'umanità. Saremo tutt'uno con l'uomo, fino a quando piacerà al Grande Architetto dell'Universo.

 


 

1 - «In primo luogo, strappate alla Massoneria la maschera di cui si copre, e mostratela per quella che è. In secondo luogo, istruite il popolo, fategli conoscere gli artifici impiegati da questa setta per sedurre gli uomini e attirarli nelle proprie fila, la perversità delle sue dottrine, l'infamia delle sue azioni».

2 - Testualmente: «Cum enim haec improbae coniurationis pestis maxime per venas societatis humanae hoc tempore serpat...»

3 - Pag. 7 dell'estratto dal titolo «Di una lega antimassonica proposta agl'italianí», edito a Prato nel 1887 a cura della Tipografia Giachetti. A questo estratto si riferiranno le successive citazioni del testo.

4 - Autore de «La France Juive», edito nel 1886, con la quale volle dimostrare che la Francia era invasa e tenuta in pugno dagli ebrei, i quali ovunque lottavano per abbattere la Chiesa cattolica. La Massoneria, per il Drumont, sarebbe stata una emanazione, una longa manus del giudaismo internazionale.

5 - Un libretto di 50 pagine, avente come sottotitolo «Dialoghi popolari», edito sempre nel 1885 a Prato, dalla tipografia Giachetti.

6 - «Sono memorabili - si legge a pag. 16 del citato estratto, a sostegno dell'accusa di profanazione - le persecuzioni ai Crocifissi delle scuole e degli spedali in Francia, e agli oltraggi d'ogni sorta, onde i massoni colà son venuti profanandoli. Si sa inoltre che il fare sfregio al Crocifisso e calpestarlo, è una delle cerimonie segrete per l'ammissione ai gradi superiori della setta». Quanto alla pornologia massonica, non soltanto si ricorda che «pei frammassoni le Vergini sacre a Gesù Cristo sono le schiave bianche dei nostri tempi, ed invece le femmine da conio, natural frutto della morale settaria, sono generose per antonomasia» (pag. 11); ma si cita, con assoluta serietà, questo episodio, tratto dal citato opuscolo Della Massoneria, quel che è, ecc.: «So di un rettor magnifico d'una delle più riputate università d'Italia, il quale spende il tempo ad arrolare nella massoneria giovanetti di dodici e quattordici anni. A questi giovanetti poi si concede il privilegio del libero accesso alle case di peccato, colla minima tassa di dieci soldi per mese» (estratto, pag. 43-44).