Fin dai primi tempi della sua espansione nell'Europa Continentale, la Massoneria ebbe a subire, in alcuni paesi, cavillose misure di polizia, in altri paesi violente e sanguinose persecuzioni; e fu anche fatta oggetto ad attacchi ed a calunnie.

Nelle Province Unite, le autorità si adombrarono fin dal 1734; tuttavia constatarono ben presto che le Logge non turbavano affatto la pace pubblica.

A Parigi, una sentenza emessa dalla camera di polizia dello Châtelet, il 14 novembre 1737, proibì ai massoni di riunirsi, ma la proibizione non produsse effetto; e lo stesso, quando, nel 1742, l'intendente di Guiana volle impedire alla loggia di Bordeaux "L'Inglese" di tenere delle riunioni, bastò che i membri cambiassero locale per non esser più molestati. La Chiesa Cattolica professò un vero odio. Una rivista inglese, The masonic magazine, poneva circa trent'anni fa, la ricerca di sapere quali erano le cause di simile attitudine. "La ragione dell'ostilità di Roma, diceva, è nel fatto che la libertà e l’eguaglianza hanno sempre prevalso fra i massoni, nella tendenza della massoneria ad incoraggiare l'amore della scienza e la ricerca della verità, nella legge di carità, negli sforzi ch'essa ha fatto per associare ad un'opera comune gli uomini appartenenti a culti diversi, infine, nel ripudio da parte sua di una religione senza cuore e tutta di formalità". A questi motivi si aggiunge un motivo più decisivo: istituzione laica, la massoneria contesta alla gerarchia ecclesiastica ogni diritto alla direzione dell'umanità.

La prima condanna pronunciata dalla Santa Sede contro la Massoneria data dal 28 aprile 1738, quando Clemente XII promulgò la bolla In eminenti. Il papa interdiva a tutti i fedeli di far parte delle "società, assemblee o associazioni sparse sotto il nome di liberi muratori o frammassoni, o sotto altro nome secondo la lingua del paese"; colpiva i contravventori con la pena della scomunica. Tentava di giustificare la misura che prendeva: "Queste associazioni, diceva, sono state giudicate nello stessa modo dagli altri, come da noi, visto che le autorità di differenti paesi le hanno condannate, da lungo tempo, come dannose per la sicurezza degli Stati e se ne sono prudentemente sbarazzate". Il 14 luglio 1739, una dichiarazione del Cardinale Segretario di Stato fece conoscere che la bolla doveva essere interpretata nel senso che era proibito ai massoni di riunirsi, dove si sia, sotto pena di morte. In alcuni paesi cattolici la bolla fu pubblicata col consenso del potere civile. In altri paesi, essa non ottenne il placet; e fu il caso specialmente della Francia, dove non fu mai considerata come obbligatoria.

Il 18 maggio 1751, Benedetto XIV rinnovò la condanna nella bolla Providas. A sua volta, tentava di dare i motivi della decisione. Egli si basava sul fatto che le riunioni dei massoni comprendevano persone di differenti religioni; insisteva sul fatto che l'associazione stabiliva un legame stretto, e, notando ch'essa era segreta, concludeva dicendo che l'istituzione doveva essere ritenuta criminosa – "Il principe ed i magistrati, diceva, hanno il diritto di conoscere quello che fanno i sudditi, in qualsiasi assemblea, e d'impedire il male ch'essi potrebbero commettere". Come ha fatto osservare un autore massonico, rimproverando ai massoni il segreto di cui si circondavano, la Santa Sede dimenticava che il cristianesimo nascente aveva avuto i suoi misteri e le sue iniziazioni e che i pagani consideravano ciò un delitto. Come la bolla In eminenti, anche la bolla Providas non fu pubblicata in Francia.

Quasi tutti i successori di Clemente XII e di Benedetto XIV hanno creduto dover rinnovare le proibizioni emanate da questi due; così fecero Pio VII, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI, Pio IX e Leone XIII.

Conviene osservare tuttavia che, nella seconda metà del secolo XVIII, numerosi preti cattolici fecero parte di logge: uno scrittore ha potuto compilare per la Germania, l'Austria, e la Francia, delle liste ove figurano più di 400 persone molte delle quali occuparono importanti cariche nella Chiesa. È vero che in alcuni paesi la Inquisizione pervenne ad applicare le bolle di condanna. Non parliamo degli Stati Pontifici né d'Avignone, terra papale. Ma a Firenze, nel 1739, malgrado il granduca Francesco di Lorena fosse, come abbiamo visto, egli stesso massone, il Sant'Uffizio perseguitò con estremo rigore i membri della loggia: Tomaso Crudeli fu gettato in carcere; ed altri fratelli furono messi alla tortura.

Nel regno delle Due Sicilie, in Spagna e in Portogallo, la massoneria fu, a molte riprese, perseguitata in modo crudele.

Nel 1740 alcuni massoni spagnoli furono mandati alle galere; ancora nel 1825, sette membri di una loggia di Granata furono gettati in prigione con i ferri ai piedi; e dopo un processo sommario, furono condannati al patibolo.

In Portogallo il fratello Jean Coustof fu inviato alle galere nel 1743 ed occorse l'intervento del governo inglese per salvarlo; nello stesso paese nel 1776 furono tentate delle rigorose persecuzioni.

Tuttavia, la Massoneria già poteva citare con fierezza i nomi di alcuni suoi membri. Nel 1747 la Défense Apologétique des francs-maçons nominava l'Imperatore Francesco I, il principe Carlo di Lorena, fratello dell'imperatore, il re Federico II, il principe di Galles; constatava che quasi tutti i principi tedeschi facevano parte delle logge, ricordava che Enrico di Borbone, conte di Clermont, era gran maestro della Massoneria francese col consenso del re Luigi XV; aggiungeva che nella stessa Francia, i personaggi più importanti della Corte erano stati iniziati. "In questo grande regno, diceva, non v'è città di qualche importanza ove l'ordine massonico non possieda un tempio e non conti fra i suoi membri gli uomini più segnalati del parlamento dei tribunali, della nobiltà, del clero ed anche dei gesuiti".

Vivi attacchi furono rivolti contro la Massoneria per mezzo della stampa.

Nel 1730 apparve a Londra un opuscolo, "Masonry dissected", che noi abbiamo già citato. L'autore, Samuel Prichard, si diceva membro dì una loggia; egli lanciava contro l'istituzione intera l'accusa di "deismo" ed anche di "ateismo", metteva in dubbia la fedeltà dei massoni e la loro sottomissione al potere reale. Lo scritto fu frequentemente ristampato. Suscitò delle confutazioni, di cui una merita d'esser segnalata.

La confutazione a cui alludiamo, apparve in una raccolta famosa; al tomo IV delle Cerimonie e costumi religiosi di tutti i popoli del mondo, pubblicata ad Amsterdam nel 1736.

Alcuni punti d'una nota di quest'opera sono interessanti. V'è ricordato dapprima che le autorità olandesi hanno proibita la società dei Free-masons e v'è constatato che questa società sussiste da lungo tempo nei regni della Gran Bretagna, sotto la protezione dei più grandi signori, compresi i principi della famiglia reale. Vi si danno delle informazioni; la confraternita ha tentato di formare due o tre colonie in Olanda e di stabilirvi delle logge; anche in Inghilterra essa sussiste così tranquillamente che nel 1735 essa contava ben 129 logge, tanto a Londra che nelle province d’Inghilterra ed anche fuori del regno. Una delle regole della confraternita, dice la nota, è di considerarsi tutti come fratelli, e vi si aggiunge anche che essi devono assistersi, e comunicarsi mutualmente il sapere e le opinioni, la scienza, la borsa, ed il loro consiglio. Si può dare per cosa certa che la confraternita è composta di signori, di duchi e di pari, di giureconsulti, di medici, di teologi, di artigiani, ed anche di facchini. I più illustri ed i più ricchi pagano la loro ammissione o, se si vuole, la loro iniziazione, in modo proporzionato alla loro ricchezza, che costa meno a quelli di una condizione media, e meno ancora a quelli della classe più bassa che pagano solo 6 o 7 scellini Nella "Masonry dissected" Prichard aveva riprodotta la leggenda d'Hiram, le domande e le risposte della cerimonia di iniziazione e la formula del giuramento. Le "Cerimonie e costumi religiosi ecc." contengono egualmente la formula del giuramento e riproducono, secondo le "liste stampate" di cui avemmo già occasione di parlare, un elenco di 129 logge.